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Una spirale in acciaio lunga dodici metri sospesa nel vuoto.

Attraverso eccitatori acustici l’acciaio risuona nello spazio.

 Gli spettatori possono entrare e percorrerne la forma, toccarla, ascoltare i suoni e sentire le vibrazioni, attaccare l’orecchio e comprendere le parole.

Una conchiglia, un serpente, un’antenna che cattura e risuona.

 

Grand mother è un opera di arte sonora e plastica, un ambiente multipercettivo in cui il movimento circolare del pubblico ne completa l’intenzione coreografica.

Il contenuto sonoro è una composizione elettronica di suoni e voci che nasce da una ricerca sul campo. Abbiamo incontrato e registrato a lungo persone anziane, alla ricerca di una speciale relazione, una memoria lontana: qualcuno che narra e qualcuno che ascolta. L’intimità e la profondità che si crea nella condivisione di una fiaba. Anche tra persone che non si conoscono si trapassano immediatamente le formalità e si precipita in un luogo misterioso e profondo. L’infanzia, la lingua d’origine, la memoria, i sogni e le immagini.

Nella fruizione dell’installazione, ascoltare le parole senza vedere la persona che parla crea uno straniamento. Emerge la dimensione fantasmatica della voce in assenza del corpo.

concept, ideazione e scultura

Vincenzo Schino

cura drammaturgica e spaziale

Marta Bichisao, Ivan Schiavone

sound design

Federico Ortica

registrazioni su campo

Marta Bichisao, Vincenzo Schino

montaggio testuale

Ivan Schiavone

macchinistica

Manuel Menghini

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